L' Amore Molesto: Recensione Del LIbro


Autore: Elena Ferrante


“Mia madre annegò la notte del 23 maggio, giorno del mio compleanno, nel tratto di mare di fronte alla località che si chiama Spaccavento, a pochi chilometri da Minturno.”

Questo è l’incipt misterioso ed enigmatico del romanzo. La voce narrante è quella di Delia, una fumettista napoletana di 38 anni, residente tra Roma e Bologna da diversi anni.

In seguito alla tragica morte per presunto annegamento della madre Amalia, avvenuta proprio mentre si stava recando in viaggio da Napoli per raggiungerla, Delia ritorna nella città natale.
Delia non crede per nulla all’ ipotesi del suicidio, sia perché la madre aveva un temperamento allegro ed esuberante e sia perché qualche ora prima del fatto, Amalia l’aveva chiamata spaventata per dirle che un uomo la inseguiva.
Pertanto, dopo il funerale della madre, Delia decide di restare a Napoli per ricostruire gli ultimi giorni di vita di Amalia, comprendere chi fosse ad inseguirla e quindi la verità sulle circostanze della sua morte.
Delia sente di dover restare anche per ricostruire un’immagine della madre più autentica, depurata dagli imbarazzi e dai fastidi che le procuravano le sue ultime visite, ma soprattutto dai ricordi sbiaditi e disturbanti dell’infanzia.
Nei ricordi di Delia infatti, Amalia è sempre stata una donna bella, fin troppo conturbante e appariscente, che non disdegnava le attenzioni degli altri uomini, soprattutto di uno, un socio d’affari del marito, il famigerato Caserta.
La già smisurata gelosia del padre di Delia, un uomo insoddisfatto e violento, nei confronti di Amalia, raggiunge l’apice proprio in occasione di un presunto tradimento della donna con Caserta.
A mano a mano che Delia mette insieme i tasselli del puzzle, mettendosi sulle tracce di Caserta e del figlio Antonio, la trama prende i contorni di un complicato e doloroso rapporto tra madre e figlia; fu proprio Delia all’età di 5 anni ad accusare la madre dell’adulterio, suscitando le ire del padre e l’allontanamento della donna.
Il focus del romanzo gira intorno ad una relazione materna ambigua e mai risolta, e conduce Delia, ormai adulta, a ricordare esattamente il passato e a sciogliere i fili di un profondo malinteso, fatto di abusi, ricordi manipolati e menzogne.


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Delia ha costruito una falsa memoria, operando una sorta di rimozione e proiezione di ciò che ha subito lei stessa da bambina sulla madre; “l’infanzia è una fabbrica di menzogne che durano all’imperfetto”, ammetterà in un passo del libro.
Costretta a rievocare il passato e ad ammettere finalmente la verità, Delia giunge così a evocare e ad elaborare il trauma infantile dell’abuso, riscoprendo una rinnovata consapevolezza di sé e riscattando in ultimo, la vera personalità della madre.
Questo romanzo è il primo della trilogia Cronache del mal d’amore, che comprende anche I giorni dell’abbandono (2002) e La figlia oscura(2006).
Già da questo primo romanzo, con il quale la Ferrante esordì nel lontano 1992, possiamo riconoscere i temi che caratterizzeranno tutta le sue opere successive, essenzialmente al femminile, come il rapporto madre e figlia, la solitudine, la dura realtà dei rioni napoletani, le violenze domestiche, il collasso psicologico in seguito ad un evento traumatico, la ricerca dell’identità.
Per me, che ho conosciuto e amato la Ferrante con la serie dell'Amica geniale, e sono poi andata e ritroso nelle sue opere, è stata una lettura molto coinvolgente e accattivante, con tinte noir dai risvolti psicologici.

“Una storia sofisticata e complessa, crudele e sorprendente” secondo Dacia Maraini.

Il romanzo si è aggiudicato il premio Procida-Isola di Arturo di Elsa Morante nel 1992 e nel 1995 Mario Martone ne ha diretto la trasposizione cinematografica.

Qui il libro

Serena Bufano


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