I Satanici Riti di Dracula: La Recensione del Film



Regia: Alan Gibson


Ogni ciclo arriva al termine. Dopo la tranvata di 1972: Dracula Colpisce Ancora!, la Hammer persevera nel calare il Conte nel mondo moderno e affonda. Il capolinea è servito.

Durante un’indagine su alcuni riti compiuti in una villa fuori Londra, emerge che quattro membri del governo inglese hanno partecipato ad una messa nera assieme ad un quinto personaggio, tale D.D. Denham. Il problema è che uno di questi è il capo stesso dei servizi segreti. La palla passa all’ispettore Murray, che a sua volta consulta Van Helsing (Peter Cushing), che con la scontata preveggenza di Topolino contro Gambadilegno, capisce che c’è di mezzo Dracula (Christopher Lee), che con l’avatar di Denham si serve dei notabili per attuare un diabolico piano avanzato a qualche villain di 007…

Stesso cast del precedente film - a parte Jessica Van Helsing, che viene affidata a Joanna Lumley dandole un’ aria più matura della Beacham, stesso regista (Gibson) e stesso sceneggiatore (Don Houghton) che firma il primo script dal titolo Dracula is Dead and Well and Living in London, poi modificato durante la lavorazione, e non è l’unica cosa, visto che pure i tempi sono a-changing.


Al settimo film sul Conte, ormai la Hammer boccheggia, cercando di acchiappare spettatori e stare al passo, ma il declino è alle porte. Lee ha ormai cinquant’anni e zero voglia di “Draculare” ancora. Aborre questi copioni moderni e troppo lontani dallo spirito del romanzo. Così, come al solito polemizza, dove può inserisce le battute del libro -“the girl you love is mine already”- sperando che gli spettatori le riconoscano, fa i dovuti cachinni da vampiro e a fine riprese appende canini e mantello al chiodo. “Basta, non devo non voglio e non posso farlo ancora”. Amen. Persino Cushing, di solito più accomodante ha delle perplessità sul progetto e pure la distribuzione sarà sfigata: niente Warner, ma una compagnia indipendente, la Dynamite e negli Usa uscirà nel 1978, scorciato e col titolo Count Dracula and His Vampire Bride. Sipario, silenzio.


Facile bollarlo come lo sciagurato seguito del precedente e finale di partita. Basta aprire qualunque dizionario di cinema e vedere che, più che stelle, è fortunato se si becca qualche asteroide di giudizio. È vero, siamo lontani dai tempi d’oro dei primi film della saga – e di mamma Hammer – però l’operazione è coraggiosa. Intanto toglie di mezzo la parte fricchettona che ammorbava il film precedente per regalarci un’atmosfera autunnale in campagna e una Londra fatta di palazzoni moderni e cemento che danno al tutto un’aura migliore.


Che poi sia più un film di spionaggio che un horror…non so se sia un bene o un male. Il piano di Dracula di spargere un ceppo della morte nera per sterminare l’umanità – per suicidarsi? Glielo fa notare pure Van Helsing – ci può stare, ma diventa più un cattivone da Bond che il principe delle tenebre; che poi si arrabatta tanto per sfruttare le tecnologie moderne, ma viene sconfitto coi soliti sistemi: croci, pallottole d’argento (ma non erano una prerogativa dei lupi mannari?) e…Rovi di biancospino. Sì, anche se al capolinea, la Hammer non difetta di fantasia nell’uccidere i vampiri.

Almeno una cosa buona questi due Dracula contemporanei hanno fatto: ispirare a quel matto di Kim Newman il suo bellissimo romanzo ucronico Anno Dracula. Ma questa è un’altra storia che vi consiglio di leggere…

Da riscoprire.

Buona visione.



Trailer



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