IL Marchio di Dracula: Recensione Del Film



Regia
: 
Roy Ward Baker


Eccoci al quinto appuntamento, Conte.

Vediamo un po’ se questi canini mordono ancora come un tempo. Ahi ahi, mi sembrano spuntati. Da quant’è che non fa una visita? Solo pochi mesi da Una Messa per Dracula? Ah, capisco... Facciamo una diagnosi, senza essere troppo spietati, in virtù del fatto che siete il primo Dracula Hammer che ho visto, ai tempi delle VHS eccetera, l’unico reperibile sul mercato; per vedere almeno Dracula principe delle tenebre bisognava aspettare le congiunzioni astrali favorevoli quella volta all’anno su Retequattro alle 3 del mattino. Con l’ora legale, ovvio.

Nel prologo un pipistrellone di gomma svolazza a vomitare sangue sulle ceneri di Dracula, che prontamente risorge e corre a succhiarsi qualche contadina. I villici transilvani nel loro piccolo s’incazzano e dopo aver messo le donne al sicuro in chiesa vanno a dar fuoco al castello del conte, che però è ben nascosto in una nicchia sullo strapiombo. L’unico risultato per loro sarà trovare la chiesa profanata e le donne martoriate. Questo nei primi dieci minuti di film. Fin qui tutto bene.

Stacco, si passa al dongiovanni Paul che in fuga dal borgomastro per aver colto il fiore della sua figliola, finisce alla locanda transilvana, accolto con un’insofferenza che manco noi a Genova. Da lì al castello del vampiro è un attimo, tra il conte e la schiava Tania. Comunque, Paul fa una brutta fine, se veniva a Genova era meglio, non gli aprivamo neanche. La sua scomparsa porterà altri due foresti a cercarlo, il fratello Albert e la fidanzata Sarah, che ovviamente faranno tappa da Dracula. Starsene tutti a casa, no?




Diagnosi: caro Conte, queste zanne sono un po’ usurate. Non mordono, nonostante ci siano più truculenze e lei compaia fin da subito. Il film è un potpourri di situazioni già viste. C’è un castello, i paesani terrorizzati, il servo schiavo e una trama che si riduce ad un viavai alla corte di Dracula, tra gente che entra, scappa, poi ritorna, però adesso aspetta che ho dimenticato le sigarette e torno là…Lei, Conte Lee è più ciarliero del solito, ma più che il principe dei vampiri sembra un sadico signorotto di campagna, chiuso nel castello a punire il servo Klove, aspettando che capiti qualche pollastrella da succhiare.

Non che le vada meglio con Jenny Hanley, una che pare Elisabetta Ferracini quando faceva la principessa Sissi a Domenica in, ma con la scollatura da copione.

Lo so che scriveva al suo fan club dicendo che non sapeva che altro aggiungere al personaggio, come darlo torto, ma magari un chilo di cerone in faccia e un’espressione da statua etrusca non era quello che serviva. E il finale poi, ridicola e ingloriosa morte più adatta a Frankenstein che a lei; forse perché eravate in doppio spettacolo con Gli Orrori di Frankenstein?

Dirigerà anche uno specialista come Roy Ward Baker, ma niente, mi sa che l’idea del vampiro che miete vergini nell’Ottocento sia un po’ cariata. Per salvare tutto ci vuole un impianto, nel futuro.

Le do un appuntamento nel 1972: Dracula colpisce ancora! e vediamo come va.

Buona visione.

Enriorso


Trailer




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