Dread: Dal Racconto di Clive Barker al film di Anthony DiBlasi



Autore: Clive Barker


Nel 1984 Sua Maestà Re Dell'Horror Letterario, Clive Barker, dava alle stampe il secondo volume della serie conosciuta come Books Of Blood, Ectoplasm

Come nella precendente recensione, abbiamo deciso di approfondire un racconto diventato poi film e in questo caso la scelta è ricaduta su Dread

ALERT! Nella mia recensione sul racconto ci saranno spoiler (che verranno adeguatamente segnalati)

Dread (Paura nella traduzione italiana) è il racconto di apertura di Ectoplasm, il suo tema dominante, come è facile intuire è proprio la paura. 

Dread è la storia di tre ragazzi: Quaid, che non si capisce bene cosa faccia nella vita, ma ha una sola ossessione, indagare le paure altrui; Stephen Grace, studente universitario, vede in Quaid un maestro e all'inizio i suoi discorsi sulla paura lo affascinano; la povera Cheryl Fromm, studentessa di filosofia e letteratura inglese, la vittima preferita di Quaid per le sue frecciatine, sarà la protagonista inconsapevole di una voragine di paura e orrore.

Nel breve racconto di Barker si vedono nettamente due parti: la prima più filosofica dove si gettano le basi del pensiero di Quaid, della sua ossessione maniacale per le paure, del suo saper ammaliare e irretire giovani menti come Stephen, che ha una paura viscerale del mondo e ricorda con orrore il periodo in cui da piccolo aveva perso l'udito. 


"Qui non t'insegnano la vera filosofia," disse Quaid con evidente disprezzo. "Riceviamo un insegnamento all'acqua di rose. Un po' di Platone qui, un po' di Bentham. analisi vera e propria, zero. Ovviamente ha tutti i segni distintivi che si rispettino. Assomiglia alla bestia: profuma persino un po' come la bestia per un profano"


Quaid si pone come mentore negativo verso il giovane e traumatizzato Stephen, perchè quanto di più ama Quaid è la paura, la paura altrui, è la paura altrui che crea piacere in chi vede e in chi la provoca. Ed è qui che la storia inizia i suoi twist, Stephen comincia a capire che qualcosa non funziona, soprattutto quando Cheryl entra nelle mire di Quaid e i suoi discorsi cominciano a farsi più oscuri e spaventosi. 


"Che cosa...Che cos'è la bestia?" "L'argomento di qualsiasi filosofia che si rispetti, Stephen. Sono le cose di cui abbiamo paura, perchè non le comprendiamo, è il buio dietro la porta."


Il concetto da cui Quaid parte è assolutamente vero, TUTTI ABBIAMO PAURA. Ma quello che a ui davvero interessa è indagare la fonte primaria di questa paura, e qui entra in gioco, suo malgrado Cheryl, che è il personaggio che si oppone. Lei non ha paura, o così dice, non ha niente da nascondere, non ha scheletri, non le interessa delle paure altrui. Ed è proprio da questa sfida che parte la seconda parte del racconto, l'orrore vero. 


"Io ho paura, tu hai paura, noi abbiamo paura," amava ripetere Quaid. "Egli, ella, esso ha paura. Non vi è essere cosciente sulla faccia della terra che non conosca la paura più intimamente di quanto conosce il battito dl suo cuore."


Cheryl diventa la vittima sacrificale nel gioco della paura di Quaid. Steve capisce che qualcosa di Quaid non funziona come dovrebbe, che i suoi racconti sembrano essere qualcosa di più; se ne allontana. ma ritorna mesi dopo in contatto con Quaid e accetta il suo invito, in una casa intatta in un quartiere completamente diroccato e disabitato. 

SPOILER! Cheryl non c'è più, non la si vede da tempo, Quaid dice di averla lasciata libera. Ma libera da cosa? Cheryl ha conosciuto davvero cosa significa avere paura e contrastsare le proprie paure. Cheryl è stata rapita da Quaid, chiusa in uno spazio chiuso e buio. Cheryl non mangia carne. è la sua scelta di vita, è come se ne avesse quasi paura. riuscirà Cheryl, chiusa senza cibo a resistere e non mangiare la deliziosa bistecca che è con lei nella stanza buia? 

I giorni passano e noi vediamo la storia della povera Cheryl chiusa nella stanza attraverso le foto che Quaid mostra a Steve, foto scattate di nascosto. Cheryl resiste, giorni e giorni, la sua agonia è palpabile anche al lettore che ne rimane sempre più disgustato, fino a quando oramai allo stremo la ragazza si avventa sulla bistecca oramai marcia e brulicante di vermi. FINE SPOILER!


"Sì. Io sono un maestro," rispese Quaid, guardando Steve di sbieco, lo sguardo sfocato. "Io insegno alla gente la paura."


Steve capisce che le cose si mettono un po' male e cerca di scappare da quella casa, sa che urlare è inutile. Ma Quaid è più forte e così Steve si ritrova anche lui cavia da laboratorio della mente malata di Quaid. Viene chiuso anche lui in una stanza buia e privato dell'udito, la paura atavica di Steve, non poter sentire come quando era bambino. Un gioco al massacro, un gioco della sopravvivenza, il miglioramente ultimo dell'essere umano attraverso lo shock di sconfiggere le sue più grandi paure. 


"Forse voleva portare il suo esperimento ai limiti, ai limiti, La morte aera ai limiti."


SPOILER! Steve come ultimo fine vede la morte perchè così non può andare avanti, ma riesce e sopravvive, ma quello che ha subito è troppo per la sua mente e si ritrova libero ma nella gabbia nella sua mente. Non ricorda il suo nome, chi sia , da dove venga, cosa gli sia mai successo. 

Steve vaga nelle residenze dei senza tetto, è forse un tossico? si domanda la gente. Ma un giorno Steve vede un oggetto bellissimo, un'accetta, e qui qualcosa si muove dentro di lui. Il suo amico Quaid, la cui grande paura è l'uomo con l'accetta, il clown con l'accetta, pronto a prenderti nel buio. Quell' accetta diventa la migliore amica di Steve, comapgna di viaggio e del suo ritorno alla casa di Quaid. E beh l'unica cosa che può fare un' accetta nelle mani di chi sa cosa sia davvero la paura è una sola...spargere tanto sangue. FINE SPOILER!


"Ero il suo allievo. La sua cavia trasformata nell'immagine della paura."


Inutile dire che il racconto di Barker è magistrale perchè il racconto dell' agonia della povera Cheryl, raccontato attraverso poche e incisive immagini è tremendo; ce la si trova proprio davanti agli occhi questa povera ragazza vittima, suo malgrado, del pensiero radicale di un uomo. 

Il racconto e il gioco che Barker fa con la paura è estremamente intelligente perchè non fine a se stesso, ma anzi si fonda su forti basi filosofiche, che spesso nella narrativa dell'orrore non sono nemmeno minimamente contemplate. L'unico forse che si distingue e segue più questo filone è Thomas Ligotti, soprattutto col suo Nottuario. Porre basi fisosofiche a questo tipo di storia serve a rendere, secondo me, la storia molto più viscerale perchè percepita come più radicata nella realtà. 

I temi sono anche altri come la quasi cieca obbiedienza al lieader carismatico perchè soprattutto all'inizio del racconto Steve pende dalle labbra di Quaid tanto da arrivare a raccontargli la sua più grande paura, non cosciente di poterla pagare poi  nel peggiore dei modi. 

C'è qualcosa di simile nel panorama letteraio odierno o passato? Una così forte analisi delle paure sotto la forma di un racconto davvero sconvolgente? Secondo me no, qualcosa può assomigliargli ma niente sarà mai così terrorizzante come questo racconto.


"E Quaid seppe, incontrando lo sguardo assente el clown attraverso la cortina di sangue, che al mondo c'era qualcosa di peggiore della paura. Peggiore della paura stessa. 

C'era il dolore senza speranza di guariglione. C'era la vita che rifiutava di spegnersi, anche dopo che la mente aveva pregato il corpo di cessare di esistere.

Ma c'era qualcosa di peggio. C'erano i sogni che diventavano realtà."

Buona lettura, 




A metà anni 2000, in America nacque un Festival chiamato After Dark Horrorfest, grazie a cui ho scoperto moltissime pellicole davvero interessanti, tra cui per esempio Frontier(s) e Lake Mungo giusto per citarne due delle più riuscite.

Proprio nella stagione n.4, quella di Lake Mungo, figurava anche Dread che, durante la prima visione, non avevo ricollegato al soggetto Barkeriano e avevo gradito molto. Rivisto poi ultimamente, dopo aver letto il racconto, posso dire di averlo apprezzato ancora di più, e lo consiglio a chi cerca uno di quei film non convenzionali, ma allo stesso disturbanti come pochi.

Al timone troviamo Anthony DiBlasi, qui al suo esordio. Un regista che già in Dread aveva dimostrato di avere delle buone potenzialità e che si è poi confermato nel seguente Last Shift. Fattore positivo, tra i produttori figura proprio Clive Barker, per cui si presume che abbia dato il suo consenso (e chissà magari anche qualche spunto).


Brevemente la trama. Tre studenti decidono di iniziare uno studio sulla paura ed iniziano ad intervistare chi decide di mettersi in gioco, raccontando le proprie esperienze e i propri timori più nascosti. Ma ad un certo punto la faccenda sfugge di mano e il gioco prenderà una brutta piega.


"Se non trovi tu la bestia, prima o poi sarà lei che troverà te".


Il film parte con una lunga fase introduttiva, in cui i ragazzi si focalizzano sul concetto di “paura”, conferendo alla pellicola uno stampo maggiormente filosofico che serve a caratterizzare in maniera convincente i personaggi. Durante le interviste in particolare, si percepisce un senso di profonda inquietudine, che viene amplificata da un’atmosfera malata e perversa e da location spoglie e colori spenti.

Ben presto inizia a farsi ingombrante la figura di Quaid, ottimamente interpretato da quel Shaun Evans che ha proprio i caratteri somatici del folle, e che riesce ad inquietare anche solo con uno sguardo. Gli incubi di cui si rende protagonista (per esempio quello nello striptease) offrono inoltre un importante valore aggiunto che consente tra le altre cose di apprezzare effetti piuttosto convincenti.

Nel complesso però le scene horror e splatter non sono moltissime, giusto qualcosina nella parte finale. Ma l’orrore psicologico che si rende grande protagonista di Dread non ne fa sentire assolutamente la mancanza. Alcune scene riescono a rendersi disturbanti quasi senza mostrare nulla (due su tutte, la vicenda della ragazza con “le macchie” e quella della bistecca), mantenendo viva quella componente barkeriana che si percepisce chiaramente per tutta la durata.


Gli attori nel complesso non deludono, pur mantenendosi un filo sotto a Evans, mentre la componente tecnica appare discreta, pur senza guizzi particolari. Molto valide le musiche di accompagnamento e assolutamente azzeccato il finale, che ti dà quella mazzata, quasi inaspettata direi, che lo fa preferire a quello studiato da Barker nel racconto.

Perché si, molti sono i tratti che accomunano libro e film (alcuni anche in maniera quasi maniacale), ma ancor di più sono le differenze e le aggiunte che, inevitabilmente, dovevano esserci per poter garantire alla pellicola la durata minima. Diciamo che, a mio avviso, DiBlasi è stato molto bravo (o forse consigliato 🤣) a rendere meno lacunose alcune parti che nel racconto ti chiedi come siano andate a finire, stravolgendo in alcuni casi totalmente gli eventi, ma mantenendo ben saldo il tema centrale della faccenda, LA PAURA.

Recuperate tutto, racconto e film, e poi passate a ringraziarci, grazie.

Enjoy,



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