Drive




Regia: Nicolas Windig Refn


Driver (Ryan Gosling) è un ragazzo che di giorno alterna il lavoro in officina a lavoretti in alcuni film come stuntman, mentre di sera accompagna i rapinatori sul luogo del reato e li riporta indietro a tempo di record. Si innamorerà poi di Irene, sua vicina di casa, e di suo figlio Benicio. 


Questa relazione si complicherà quando il marito di Irene verrà liberato dal carcere e Driver dovrà scortarlo per un ultima rapina, così da permettergli di guadagnare i soldi necessari affinché la malavita non uccida lui e la sua famiglia a causa dei debiti accumulati per ottenere protezione in carcere. Durante la rapina però qualcosa va storto e il protagonista sarà costretto a fare giustizia da sé…

Refn è con tutta probabilità uno dei migliori registi viventi e questo Drive è l’opera che lo ha consacrato nell’Olimpo del cinema. Questa pellicola riesce ad unire il modo perfettamente bilanciato sentimento e suspance, azione e riflessione, vendetta e misericordia, seguendo un itinerario nella rabbia del protagonista che durante il film subirà una vera e propria metamorfosi.

Gosling infatti riesce a portare sullo schermo un personaggio senza nome ma con una personalità davvero forte, in grado di comunicare parole e sentimenti senza nemmeno aprire bocca. Già dall’inizio del film infatti la calma apparente di Driver gli conferirà un alone mistico e di mistero che ci accompagnerà per tutto il film, passando da momenti di calma e amore paterno a momenti di furia omicida.

Per quanto riguarda gli altri protagonisti, da segnalare la presenza di Bryan Cranston (Shannon) che dimostra di essere un grande attore, anche al di fuori del ruolo a lui ormai associato, quello di Walter White in Breaking Bad - Reazioni collaterali.

Tecnicamente il film rasenta la perfezione, in particolare l’uso delle inquadrature che spesso sono su più livelli, ovvero verranno svolte simultaneamente azioni in primo piano e sullo sfondo, dando alla pellicola uno stile davvero unico.

La luce poi dona alla pellicola un contrasto tra luce e ombra significativo, proprio come l’animo del protagonista. Driver infatti è sia bianco che nero, amore e morte e questo particolare dettaglio si può vedere in particolar modo nella scena dell’ascensore, che non racconto per non rovinare la sorpresa.

La colonna sonora è un altro punto di forza, Cliff Martinez crea un sound tremendamente anni ottanta che si sposa perfettamente con le buie strade di Los Angeles illuminate da flebili luci al Neon.
In conclusione, Drive è un opera da riscoprire ed apprezzare, un film diverso che tutti dovrebbero vedere.


Consigliato a chi vuole vedere un moderno cult ed un noir coi fiocchi, sconsigliato a coloro che si aspettano un film d’azione a base di sparatorie ed inseguimenti.



Buona Visione,

Stefano Gandelli



Trailer



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