Il Demone Nero: Recensione Del Film



Regia: Dan Curits


Dracula piange, e lo fa col volto tartaro di Jack Palance. La prima love story con canini ce la raccontano il duo Dan Curtis & Richard Matheson; Francis Ford Coppola prende appunti.

Fino ai primi anni Settanta il Re dei vampiri non era un simpaticone: era un autentico bastardone venuto giù dalla Transilvania o da qualche altro castello in rovina, con smoking e mantello a far apericena con buffet di damigelle in camicie da notte. 

Ma non si è mai innamorato, mai una lacrima, niente, un autentico sciupafemmine. Freud avrebbe una bella diagnosi in merito, ma la regia di Dan Curtis e la penna di Richard Matheson ne stilano una loro: ‘U vampiro ‘nnamorato. 

Col Demone Nero i nostri inaugurano la stagione delle lacrime di Dracula: il vampiro è un povero infelice che soffre per amore, meglio se la pulzella è la reincarnazione di una donna amata in passato.

La trama segue i binari collaudati: Jonathan Harker va in Transilvania a concludere un affare col coriaceo Dracula (Jack Palance). Lì, in vampiro nota una foto di Lucy, identica alla donna amata e tragicamente persa. Lasciando l’avvocato in pasto alle sue spose, Dracula parte per l’Inghilterra pronto a fare sua Lucy (Fiona Lewis, già azzannata in Per favore non mordermi sul collo).

Ci riuscirà, ma Van Helsing gli metterà i bastoni fra le ruote e uno nel petto…


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L’archetipo del Dracula di Bram Stoker (di Coppola) parte con questo film che sulla carta sembra molto figo, ma sullo schermo risulta un po’ statico e anche un po’ datato. Sarà che nasce come produzione televisiva per l’ABC network – da noi invece uscì in sala - quindi le limitazioni si vedono tutte e la storia è ormai arcinota.
 
Matheson taglia tutte le parti ridondanti del romanzo, innestando la figura della donna amata e (per la prima volta) sovrapponendo la figura del vampiro col Vlad Tepes storico , voivoda Impalatore. Curtis gira come di consueto pensando al piccolo schermo e i conseguenti ritmi, a volte più sonnacchiosi, a volte più ad effetto. Questi i difetti.

I pregi invece stanno nei bellissimi esterni, girati tra i verdi prati dell’ Inghilterra ed ex-Iugoslavia, il blu dei laghi e il rosso vermiglione degli interni così vintage da dare quasi fastidio. Il volto di pietra di Palance (dovuto a una ferita di guerra che gli ha dato anche la voce gutturale da leone, ascoltare in lingua per credere) è più adatto a un Mammasantissima che al Conte, tanto che lo stesso Palance rifiuterà di girare un seguito, perché “stava entrando nella parte più del dovuto”.

Il suo Dracula, s’infiamma, s’incazza, sibila, ringhia, morde, si dibatte, ma non è per tutti. Sembra più un vecchio pistolero scoglionato e il baffuto Van Helsing di Nigel Davenport accentua l’idea che tutto in fondo sia un duello all’alba. Però una sequenza efficace c’è: quando Dracula chiama la sua amata Lucy dalla cripta per unirsi a lui, ma lei non esce. Perplesso, scende i gradini, apre la bara e scopre che è stata impalata. Lacrime e rabbia, Dracula profana la tomba…Pathos.

Don’t cry for me Draculino…My heart will go on, anche con un paletto.

Consigliato ai completisti.

Buona visione.


(Enrico Corso autore dei libri La Scala Di Vetro e Nero Come L'Arancio)


Trailer



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