After: Recensione Del Film



Regia: Jenny Gage

Vi do il benvenuto, mesdames et messieurs, in questa giostra di emozioni che sarà l’interno della casa stregata di tale, fantomatica, “recensione”.

Accomodatevi, e allacciate le cinture in modo da non riuscire più a muovervi, poiché, ve ne assicuro, a un certo punto non vedrete l’ora di scappare in preda ai deliri più angosciosi. Ciò che andrete a leggere non è materiale per deboli di spirito, né tanto meno per i deboli di cuore, per cui ci tengo nell’avvisarvi preventivamente: se tra il pubblico c’è qualcuno che soffre di disturbi cardiaci, è facilmente impressionabile o possiede semplicemente un quoziente intellettivo pari a quello del capoccione che ha approvato la sceneggiatura del sopraccitato obbrobrio, chiedo gentilmente a queste persone di passare oltre e non indugiare nella lettura, per non turbare la propria salute fisica e mentale, e anche quella della redazione (non penso abbiano tempo per altre ingiunzioni dal tribunale).

Volevo tentare qualcosa di veramente ardito, con tale recensione: avevo provato a dare un tocco autoriale, così, per renderla un po’ tarantiniana, decostruendola cronologicamente per poi presentarla come un quadro cubista e riproporre la centralità della vicenda come fosse un puzzle da risolvere. Purtroppo, l’unico risultato che ho ottenuto è stato quello di migliorare il film sotto ogni aspetto, e non mi sembrava corretto. Questa recensione deve essere onesta, autentica, schietta e indiscutibilmente legata all’opera originaria, per cui, farà della repulsione il suo cavallo di battaglia.

Ah, prima di cominciare con l’effettiva disanima, vorrei precisare che farò un sacco di spoiler, sempre e ovunque, e non perché sia strettamente necessario ai fini analitici, ma semplicemente perché non porgo il benché minimo rispetto verso la pellicola in questione.

Era mia intenzione strutturare la recensione in diverse sezioni, di cui la prima avrebbe dovuto chiamarsi “trama”. Tuttavia, credo per problemi legati al budget, a questo film non è stata concessa l’opportunità di averne una. Indi, comincerò elencandovi le principali figure che popolano questo mondo utopisticamente borderline, cosicché, una volta fatta la conoscenza dei nostri ingredienti, potremo buttarli nel calderone e vedere che succede, come pare aver fatto l’autrice.

Abbiamo la nostra protagonista, Tessa (che, per correttezza, sarà chiamata “Cessa”), una tizia acqua e sapone che non usa nemmeno il sapone e pochissima acqua che sennò se spreca, pe’ carità! Lei crede nelle favole ma non nei rapporti prematrimoniali, ha un fidanzato che fa veramente fatica a tenere a mente e non vede l’ora di andare all’università, chissà poi perché.

C’è Noah (che, sempre per correttezza, sarà chiamato “Ragazzo Cardigan”), il fidanzato di Cessa, un elemento insulso, utile solo per fornire minutaggio quando gli altri personaggi sono occupati a fare altro. Di lui non sapremo mai nulla, se non che lo sviluppo di enormi appendici ossee nella zona del cranio gli provocherà una forte decompressione cervicale che lo renderà pian piano sempre più stupido e abbozzato.

La madre di Cessa è relativamente ricorrente, ma non ho idea di come si chiami, non so neppure se viene mai nominata, non ho certo la pazienza di andare a controllare e sicuramente non è qualcosa che fregherà alle sette persone che leggeranno tutto ciò, per cui fatevelo andare bene. Dicevamo, la madre di Cessa non è una persona, sono tre o quattro stereotipi sulla mammina iperprotettiva tradizionalista messi insieme alla bell’e meglio, e anche questo dovrete farvelo andare bene.

Mettiamo un po’ di spezie, adesso: Hardin Scott (che, nuovamente per correttezza, dovremmo chiamare “Durello Scotto”, ma siccome con lui non voglio essere corretto, io lo chiamo “Tom Riddle”, perché l’attore è il tizio che ha interpretato Voldemort da bimbo), un tipetto uscito dalla penna bagnata di un’adolescente in crisi di mezza età, e si nota. Il classico Fonzie moderno, il cattivo dannato ma buono e sensibile, che sembra più una diagnosi dello psicoterapeuta, che un tratto affascinante, ma sono io che non comprendo certe meccaniche, è un mio limite. Lui vuole stare da solo, ma poi vuole stare con Cessa, però in realtà vuole stare da solo, ma sotto sotto vuole stare con Cessa, anche se alla fine vuole stare da solo, sempre che non cambi idea e allora vuole stare con Cessa… ed è ricco; per il resto, non mi pare ci siano altre caratteristiche delineate.

Adesso posso presentare Steph (che, per la stessa correttezza di prima, sarà chiamata “la trasgressivah” e, allo stesso modo, le altre sue amiche; io nemmeno riesco a distinguerle e comunque confonderle non fa nessuna minima differenza, narrativamente parlando, o parlando e basta), compagna di stanza di Cessa e ambasciatrice del male insieme alla trasgressivah n.2 (mi pare qualcosa come Molly) e gli altri trasgressivih della cricca di Tom Riddle. Lei serve solo a creare inciuci, ma neanche tanto, o bene.

Un tipo che mi fa pena è Landon (che, stavolta per scorrettezza, sarà chiamato “Lando”, perché mi ricorda quello di Star Wars e perché tanto appare pochissimo e non mi spreco a trovare un nome valido per questo qui), primo amico di Cessa all’università, fratellastro di Tom Riddle, seppur diametralmente opposto a lui, proprio in tutto (esiste più un modo non offensivo per far capire che è nero?). Anche lui, come ogni altra cosa qui dentro, ha la particolarità di non servire assolutamente a nulla, e vabbè.

Qualche altro personaggio compare, ma o non saprei che dire a proposito della sua inettitudine al carattere stesso o è tipo la guardia del campus obesa che li insegue per sei secondi, per cui, procediamo.

Il film si apre mostrandovi già un assaggio del tedio a cui andrete in contro, tramite minuti interminabili di apparizioni e sparizioni di un’innumerevole miriade di loghi di ogni tipo, roba da far rimpiangere le pubblicità dei venditori di ceramiche che proiettano prima dei film nei cinema.

“Prima di lui la vita era semplice e lineare, e adesso, dopo di lui, c’è soltanto ‘dopo’”.

Questa è la prima frase che sentirete. Neanche il tempo di cominciare che le leggi fisiche e quelle della semantica vengono spogliate di ogni loro significato per essere gettate senza ritegno nel dirupo del paradosso, incastrandosi però tra due enormi massi di banalità e superficialità. E, ripeto, questa è la battuta con cui si apre il film. Cercherò di non fare molte citazioni, anche perché sarebbe impossibile pure per il palazzo della memoria più allenato riuscire a trovare l’impulso per ricordare oscenità intellettuali simili.

Facciamo subito la conoscenza della mammina iperprotettiva tradizionalista che, come dicevo, è, e rimarrà, l’unica caratteristica del personaggio, che di certo non spicca per dinamismo.

È il primo giorno di college per Cessa. Ci va con la mammina iperprotettiva tradizionalista e il Ragazzo Cardigan, e subito avviene il primo shock quando arrivano ai dormitori: Cessa è capitata in camera con delle trasgressiveh! Che però dicono di non mordere (presumo perché non abbiano le capacità neurologiche di farlo), ma la mamma iperprotettiva tradizionalista è una tipa vecchia scuola, non è comunque d’accordo e deve mostrare il suo dissenso e la sua discriminazione con un’uscita di scena plateale, ma Cessa la raggiunge prontamente, promettendo a mammina di fare la brava e quindi tutto ok, vai e divertiti.
 
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Il giorno dopo vediamo per la prima volta Lando, perché è un secchione come Cessa e quindi loro arrivano in aula prima ancora che l’istituto sia aperto. Parte una musica epica incredibile all’entrare del professor Alexander, il quale espediente pare chiaramente richiamare in noi l’idea che questo sia un personaggio molto importante e che stia iniziando a spiegare qualcosa su cui fare attenzione, salvo poi terminare la scena in sei secondi con un orribile taglio di montaggio anticlimatico nel bagno della camera di Cessa (il professor Alexander non comparirà mai più, e la polizia brancola ancora nel buio).

Qui Cessa sta facendo la doccia e una volta terminata, ancora in deshabillé, trova un giovane fusto disteso sul letto della sua camera. Dopo un breve scambio, si scopre che il fusto misterioso è entrato assieme a una delle trasgressiveh, ma potrebbe come non potrebbe essere in intimità con quest’ultima (un po’ “ragazzo di Schrödinger”). È proprio lui, il nostro Tom Riddle, con le sopracciglia a forma di rondine all’orizzonte e i connotati caratteriali che piacciono tanto alle tredicenni un po’ introverse. Sembra un motociclista goffo, ma riesce a cannare anche un’uscita sul Gatsby di Fitzgerald, dimostrandosi nella realtà incompetente su fronti molto più estesi di quanto si potesse percepire.

Nonostante la figuraccia, Cessa pare chiaramente intrigata dal tizio, tant’è che in mensa, non si sa se il giorno dopo o in una diversa linea temporale, avverrà tra i due il tipico sguardo da frenesia post puberale che non vedevo dai tempi di Twilight.

Per ricordarci che siamo in America, c’è una festa a casa di qualcuno. La trasgressivah tenta di convincere Cessa a partecipare, che però deve ricordarci quant’è santarellina, per cui prima di lasciarsi convincere attende l’ok del regista, circa sei secondi dopo.

Si apre un dibattito sul vestiario: Cessa vuole vestirsi da nonna, la trasgressivah vorrebbe evitare.

Insomma, siamo a questa festa. Com’era facilmente prevedibile, in giro è pieno di drogatih e trasgressivih, quindi anche il nostro Tom Riddle si troverà in zona.

Scopriamo anche che Cessa la santarellina non beve alcol, a meno che certi suoi coetanei non le facciano pressioni (imparate, bimbi).

Si comincia a giocare a obbligo o verità, senza alcuna soluzione di continuità, e ommioddioh si intuisce pure che Cessa è ancora vergine. Ovviamente (penso che dirò spesso questa parola) il motivo di questo gioco è finire con Tom Riddle che deve baciare Cessa, ma siccome di questi tempi il consenso è tutto, il piccolo Voldemort fa il gentiluomo chiedendo se lei sia d’accordo, cosa che non serve praticamente a nulla poiché Cessa lo distrugge nel profondo con la veemenza sanguinaria di un cannibale a digiuno da settimane, fulminandolo con una rabbia del tutto inspiegabile e immotivata, sicuramente frutto di traumi a noi e all’autrice sconosciuti.

Lo sceneggiatore ora vuole ricordarci che Cessa ha pur sempre un fidanzato, quindi via con sei secondi del tutto inutili di “pre-scenata di gelosia” telefonica con conseguente chiusura della chiamata repentina da parte di Cessa, che torna alla festa con intenti poco rassicuranti. Sale direttamente al piano di sopra e inizia a maneggiare libri che non le appartengono, finché non viene scoperta, guarda un po’, proprio da Tom Riddle. Le spiega che quella è la sua stanza e inizia a citare a caso roba letteraria con la tensione sessuale di tutto il cast di Eyes Wide Shut. Cessa a questo punto non riesce più a resistere, lanciandosi contro le sue fauci, ma dopo soli otto minuti con le labbra a un millimetro di distanza dalle sue, si ricorda di aver dimenticato il gas acceso e torna subito a casa.

Il giorno dopo in aula c’è un battibecco su “Orgoglio e Pregiudizio”: secondo Cessa e la professoressa è un libro importante che parla di amore, secondo Tom Riddle lui è più importante ed è lui che parla di amore, baby.

Dopo la lezione, Cessa scopre da Lando non solo che lui è il fratellastro di Tom Riddle, ma che quest’ultimo è anche figlio del rettore (la quale cosa comporterebbe che la festa piena di drogatih del giorno prima sia stata fatta proprio a casa del rettore dell’università…).

C’è una scena del valore di un seme di sesamo infilato in un diverticolo, che sarebbe quella dal tatuatore, poi si passa, non si sa come, dove o quando, a Tom Riddle che decide di smettere di fare il misterioso ma riesce a rimanere ugualmente inquietante, chiedendo a Cessa “La vuoi vedere una cosa?”, tra l’altro lei, senza neanche pensarci, risponde “Ok, fammi vedere”. Ovviamente, tutti abbiamo pensato che stesse per tirare fuori il cazzo, invece lui alza la posta, portandola in un bosco, all’oscuro di tutti, dopo averci sociopaticamente provato con lei dall’inizio del film. Ma certo, che mai potrà accadere?… comunque, andiamo avanti: solito pretesto per fare togliere la maglietta al protagonista di turno, si fanno un bagno in un lago. Qui veniamo a sapere (perché non avremmo mai potuto capirlo in altro modo) che Tom Riddle è un narcisista che ama se stesso più di ogni altro. Rivela a Cessa che il suo ragazzo è noioso e che lui è molto meglio, poi la afferra, la guarda negli occhi e chiede di nuovo “La vuoi vedere una cosa?”. A questo punto è più che evidente che stia per tirare fuori il cazzo, per cui Cessa, sta volta senza neppure rispondere, si accinge immediatamente ad andare sott’acqua, assieme a voldemortino. Una volta riemersi, lui dirà che le ha mostrato il “silenzio”, ma in realtà io lo so che cosa le ha mostrato. E niente, poi si baciano. Uscendo dall’acqua succedono cose molto autistiche, con lui che la tocca sulla panza e lei che inizia a reagire come faccio io quando devo salire sei rampe di scale.

Segue una scena serale in un locale, in cui Tom Riddle mostra una bipolarità da manuale, aggredendo la povera Cessa non appena questa inizia a parlare di lasciare il povero Ragazzo Cardigan in suo favore. La scena si chiude col nostro eroe che sentenzia “È stato divertente, ma io sto da solo”, mentre nella scena di prima, durante il bagno, era lui a spiegarle come non potessero essere solo amici e di quanto fossero fatti per stare assieme… diciamo che qualche red flag potevi notarla, mia cara Cessa.


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A questo punto arriva un breve montaggio della stessa Cessa un po’ triste un po’ attrice cagna, finché, un mattino di chissà quando, riapre gli occhi e si accorge che il Ragazzo Cardigan è al campus per passare del tempo con lei, dato che, nonostante lo sceneggiatore continui a dimenticarlo, in teoria sarebbero fidanzati. Così, passano la serata assieme (del giorno non è dato sapere) a una festa, dove ovviamente parte subito un gioco la cui totale finalità è che qualcuno a caso baci Cessa. Il suo ragazzo non è d’accordo, però il trasgressivoh a caso vorrebbe baciarla, ma il Ragazzo Cardigan è talmente contrariato che non si azzarda a fare una mossa e, incappucciato come per rapinare un 24/7, ecco che giunge il nostro piccolo seminatore di horcrux e cuori infranti, pronto a lanciarsi contro il malintenzionato di turno e difendere la principessa in pericolo (tralasciando il fatto che alla fine sia solo lui a prendere le legnate).

Scena successiva (e ripeto, non si sa come passi il tempo in questo universo narrativo, meglio non chiedere): siamo a casa di Tom Riddle, lui è a bordo piscina con un bicchiere di whisky o che so io, in preda al rimorso o semplicemente a una crisi nevrotico-psicotica che avrebbe senso con la storia clinica del paziente. A Cessa questo suo momento di debolezza/delirio forsennato egomaniaco piace un sacco, al che finiscono per… boh, e chi cazzo l’ha capito, hanno fatto tipo i preliminari dei preliminari e poi via, taglio di montaggio su Cessa che torna dal Ragazzo Cardigan, che però inizia a notare il peso delle escrescenze che fuoriescono dal suo cranio e, in maniera devo dire molto inglese e raffinata, si gira e se ne va, senza proferir parola.

Cessa è adesso single e triste, e ce lo dice la canzone di sottofondo perché, ancora una volta, l’attrice sembra non capire appieno il suo ruolo in questo film, o nel mondo.

Proseguendo, Cessa va da Tom Riddle e si confidano, sta a capire di che. Poi lui la va a trovare in biblioteca e rimangono lì nascosti tutta la notte, o solo dieci minuti, non riuscirete mai a capirlo, finché non vengono beccati da Gazza in versione colesterolo alto, che li insegue giusto il tempo dell’intro di una canzone che apre a una scena di loro due che si stuzzicano di continuo, con le banalità più viscide e dolorose, per una mente pensante e funzionale. A ogni modo, questa terribile serie di pucciosità viene provvidenzialmente interrotta dall’entrata vigorosa della mamma iperprotettiva tradizionalista vecchia scuola di Cessa, che coglie i due giovani amanti nel vergognosissimo atto di tenersi la mano. La mammina è tanto arrabbiata che non le paga più gli studi. Tutto ciò non comporta nessuna conseguenza a livello di trama (o comunque la vogliate chiamare), perché voldemortino è un mago anche nella tattica dell’usucapione; quindi, riesce subito a trovarle un’altra casa. Da qui parte un altro montaggio dilettantesco (neanche Eye of the Tiger in sottofondo, ma che insegnano nelle scuole di cinema di questi tempi?) che mostra i due fare cose a caso, ma in maniera romantica.

Alla conclusione di tale serie di pudiche immagini, se non siete stati colti da catatonia acuta, noterete Cessa tentare di convincere un restio Tom Riddle a partecipare alla festa di nozze del padre. La nostra Cessa può così finalmente conoscere la madre finta e il padre vero di colui che non deve essere nominato in versione tascabile. Alla festa si scopre anche del passato del padre di Tom Riddle, un ubriacone che fino a qualche anno prima attaccava briga nei bar, arrivando a distruggere la vita della sua prima moglie e di suo figlio (persona che comunque vi ricordo essere ora il magnifico rettore di un università). Tutta la situazione è molto triste, quindi Cessa si attizza come non mai e, dopo un ballo coreografato da mio cugino di undici anni come compito in classe per carnevale, decide di voler scopare con Tom Riddle in giro per casa. La scena di sesso tra i due è abbastanza fastidiosa ma fortunatamente breve, con lui che deve fare piano (perché, poveretta, come dobbiamo farlo capire ancora che è vergine?) e lei che sale le solite sei rampe di scale, da ferma, col fiatone.

Neanche il tempo di godere un attimo delle situazioni favorevoli che, nella successiva inquadratura, Cessa controlla i messaggi nel cellulare di Tom Riddle e nota una strana corrispondenza con la tipa trasgressivah n.2.

Ovviamente, tutto ciò scatena un altro montaggio in cui la canzone ci fa capire che la protagonista è triste.

Durante una sera indeterminata, infine, Cessa raggiunge Tom Riddle e la sua cricca al bar e qui plot twistone: per voldemortino è sempre stata una scommessa, scattata da quando lei lo ha rifiutato a obbligo o verità durante la prima festa (c’è da puntualizzare che questo rende inutile tutto il primo quarto d’ora di film, quegli sguardi e quelle tensioni tra i due erano prettamente casuali e involontari)… giustamente, lei si arrabbia così tanto che quando esce dal bar, sta piovendo.

Altro montaggio in cui la canzone è triste ma l’attrice un po’ meno.

Cessa decide di tornare all’ovile dalla mammina iperprotettiva e tradizionalista, ma che adesso la riesce a capire, e rivede anche il Ragazzo Cardigan, ma giusto per i canonici sei secondi, prima di tornare al campus come se niente fosse.

Si parte con un altro montaggio ancora, questa volta la musica ci fa capire che quello triste è Tom Riddle, mentre Cessa sta quasi rimettendo assieme la sua vita: addirittura trova un lavoro (il film poteva concludersi qua, e sì che sarebbe stato un happy ending).

Invece, sul finale c’è Tom Riddle che crede nell’amore, chiede scusa a Cessa, lei lo perdona e quindi sono pronti per fare tanti altri bei filmini.

Non mi rimane molto altro da aggiungere, tranne che ho sempre sognato concludere una recensione con una citazione biblica e, nonostante i supplizi di Prometeo inflittimi da tale mefistofelico prodotto audiovisivo, posso dar merito a questo film di aver realizzato un mio piccolo sogno. Perciò, intendo ora interrompere questa mia macabra esposizione masochistica, non prima, tuttavia, di aver pronunciato le parole che meglio dovrebbero riassumere il pensiero di tutti noi, al termine, come per tutta la durata, di quegli infausti funerei centosei minuti:

Padre, abbi pietà di me, desidero essere sciolto dal corpo, poiché questa fiamma mi tortura.



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