Cinque Bambole per la Luna D’Agosto: La Recensione del Film



Regia: Mario Bava


Ovvero: come imparai a fregarmene della sceneggiatura e a confezionare thriller pop.

Uno scienziato che ha scoperto la formula MacGuffin di turno, invita cinque amici nella sua villa al mare, ed è subito giallo. Uno dopo l’altro vengono accoppati e finiscono nella cella frigorifera come quarti di bue.

Cinque Bambole per la Luna D’Agosto, è l’equivalente dei gialli tascabili da discount, quelli con le orecchie alle pagine e la copertina ingiallita, da consumare sotto l’ombrellone o da complemento arredo sugli scaffali dalla casa al mare: un titolo accattivante, una trama scippata da Dieci Piccoli Indiani, ma molto più colabrodo, tanto che arrivi al finale senza farti troppe domande. Con Mario Bava però ci si diverte sempre, visto che è il primo a non crederci.




Il nostro è maestro dello sberleffo: cincischia con la macchina da presa in mezzo alle suppellettili di modernariato, come i protagonisti e gioca indolente coi personaggi, trattandoli come manichini, anzi bambole. Lascia gli omicidi fuori campo, passando direttamente a mostrare la cella frigorifera, sottolineata dalle musichette beffarde di Pietro Umiliani. zooma sul balletto tarantolato di Edwige Fenech e li fa girar, e li fa girar come fossero bambole (e Patty Pravo ringrazia).




Anzi, possiamo dire che Marione si è idealmente scelto l’alter ego di Edy Galleani, la ragazza che incontriamo già durante i titoli di testa e che sembra venirci incontro sulla spiaggia, con quello sguardo dubbioso, quasi da: “Ma siete sicuri di volerlo vedere? Certo, ci sono volti noti come William Berger, Sartana per gli amici del western con i suoi occhi di ghiaccio e la mascella quadrata; ci sono i corpi e le chiome cotonate della Edwige, prima di diventare la Dea delle Docce spiate dal buco della serratura alto un metro. E poi quello più altero, ma statuario di Ira von Furstenberg…Sono i nuovi ricchi, annoiati, viziosi, fatti di attese vane. Davvero, volete?”.

Allo stesso modo osserva il vuoto dei riccastri, le loro chiacchiere, i loro intrallazzi, come un corpo estraneo, etereo ma non per questo meno sardonico. Perché anche i ricchi muoiono. Che lusso…

Buona cincischiata,



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