City Island


Regia: Raymond De Felitta


Trama iniziale

City Island è un piccolo borgo di pescatori in quel Bronx della 'Città che non dorme mai', se siete pratici di Genova un po' come Boccadasse (seh vabbè, non ha termini di paragone ihihih). La tradizione locale di primo acchito appare un po' razzista:
chi arriva da fuori ad abitare lì viene appellato come mangia-cozze in maniera spregiativa, chi invece è nativo del posto si chiama cava-vongole (non sono esperto di molluschi: dovrebbe essere un complimento?). Talmente parrebbe essere un posto incantato, a sentir loro, che se ti trasferisci in questo villaggio non potrai più andartene.

Queste belle fiabe per bambini piccoli si scontrano però con l'aspra vita familiare dei Rizzo. Il capofamiglia lavora come secondino in una prigione non molto distante; la moglie, che si sente indesiderata dal marito, si indispettisce facilmente; chiudono il quadretto una primogenita che dovrebbe, almeno teoricamente, frequentare il college per farle conseguire la prima laurea della famiglia e un figlio svogliato che coltiva tutto tranne che l'intenzione di andare bene a scuola.

Ognuno di questi componenti serba un importante segreto nei confronti degli altri componenti della famiglia e no, non è il fatto di essere ognuno tabagista all'insaputa degli altri. Tanto per cominciare il padre Vince da sempre ha la passione per la recitazione e vorrebbe imitare il suo idolo Marlon Brando seguendo un corso serale per aspiranti attori. Ma questo è nulla in confronto al suo più grande mistero, legato a un nuovo arrivo in prigione..



Recensione critica

Il film inizia con una frase quasi comica: "Vi starete chiedendo quale è il mio segreto più profondo". Veramente no testa di minchia, non so manco chi sei figurati se mi pongo queste domande esistenziali. Presentati e, se proprio avrai attorno un convincente alone di mistero, quella sarà una domanda che con buona probabilità mi chiederò. E questo solo perché mi ritengo un pettegolo, perché esistono anche le persone che si fanno i cazzi propri per tutta la vita, come insegna lo zio che campa fino a cent'anni.

Battute (scadenti) a parte, siate avvisati: per continuare a vedere il film dovete risvegliare quella parte da vecchia zitella che è in voi, altrimenti vi consiglio di chiudere subito lì e passate ad altro. Eh già, in questa storia nessuno si fa gli affaracci suoi, anzi spesso le situazioni spingono i protagonosti a svelare più o meno controvoglia il proprio lato oscuro. 

A tal proposito devo ammette che l'effetto sorpresa riesce a catturare l'attenzione e lo svelamento è stato reso in maniera quasi sempre divertente, rendendo così la visione piacevole e stuzzicanteIl punto forte dei personaggi risiede proprio nella forte credibilità delle proprie malefatte quotidiane, qualunque famiglia tipo potrebbe celare un tale elemento.. Oltretutto il regista ha strutturato benissimo la narrazione, arrivando a sbrogliare la matassa tutta insieme nel finale: non deve certo essere stato un compito facilissimo. 

Le recitazioni non raggiungono le alte vette del cinema, tuttavia si discostano dalla media del genere. Il cast si avvale poi di un attore di tutto rispetto e che io stimo tantissimo per il suo ruolo nella saga di Ocean's Eleven e seguenti, sto parlando di Andy Garcia. Colui che, se non ve ne foste mai accorti, deve per forza essere il fratello maggiore di Mark Strong, a sua insaputa ovviamente ;)  


Sono o non sono due gocce d'acqua ??


Consigliato se vi piacciono gli intrighi familiari, le situazioni paradossali e tanti sani litigi; sconsigliato se pensate che la vostra famiglia via abbia già fornito tutte le bizzarrie possibili e immaginabili 

Giudizio complessivo: 6.8

Buona visione e alla prossima,

Bikefriendly




Trailer (SPOILEROSO!!!)




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