Tommyknocker - Le Creature del Buio: La Recensione del Libro



Autore: Stephen King


Dopo un lungo periodo di letture recenti, torniamo al vecchio King, con un romanzo che, per varie ragioni, è stato probabilmente quello che mi ha richiesto il maggior tempo per portarlo a termine.

Tommyknocker - Le Creature del Buio è infatti per prima cosa lunghissimo (800 pagine era da una vita che non le approcciavo), e poi è molto lento e prolisso per cui, se lo iniziate in un periodo dove avete poco tempo, o scarsa vena libristica, farete la fine del sottoscritto e ve lo porterete dietro per mesi. Ma, nonostante ciò, non posso dire di essere rimasto deluso.

Brevemente la trama. Bobbi Anderson è una scrittrice che abita nel paesino di Haven e, mentre si fa una gitarella nel bosco, inciampa in uno strano oggetto metallico. Incuriosita dalla scoperta, comincia a disseppellirlo, rendendosi conto che si tratta di una gigantesca astronave aliena, capace di donare strani poteri a chi le sta vicino. All’amico Jim Gardener, andato a trovarla “fiutando” il pericolo, toccherà prendere in mano la situazione.

Come detto prima, seppur la storia sia assolutamente intrigante, la narrazione non si può definire esattamente fluida. Ciò è dovuto molto probabilmente ai deliri vissuti da King in quel periodo, dal momento che egli stesso ha rivelato che il libro è stato partorito durante il suo peggior periodo di tossicodipendenza. E non fatico a crederlo, sia perché da sani non è facile immaginarsi alcune sequenze, e soprattutto perché in condizioni normali un decimo delle divagazioni presenti sarebbe stato quasi certamente tagliato.

Ma ciò che rende lo zio Stephen un vincente è che, nonostante lo prenderesti a schiaffi quando - anziché raccontarti dei progressi della scoperta della navicella – si diletta a citare Il Cuore Rivelatore di Poe o La Fattoria degli Animali (o si sbizzarrisce in qualche considerazione sull’uso dell’energia nucleare e sulla crisi in Medio Oriente), alla fine il lettore viene comunque rapito da tutte queste pagine “superflue”. E ciò solamente grazie alla penna di King che, tra uno scavo e l’altro, ci regala perle assolute, come per esempio lo sfogo di Gardener ubriaco al ricevimento post lettura di poesie.


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Al principio la storia è tutta incentrata su Bobbi Anderson, capitolo dopo capitolo, fino all’arrivo dell’amico Gard, dopodiché per lungo tempo si perdono di vista i due protagonisti, in favore della panoramica sugli abitanti di Haven e su come ciascuno di loro vive questo momento di transizione aliena. E qui il King che conosciamo, in aggiunta a quello strafatto del momento, viene fuori prepotentemente. Le descrizioni dei mutamenti a cui vanno incontro le persone ti fanno ripetere più volte come diavolo sia possibile studiare diavolerie del genere, il tutto condito da gustosi particolari splatter e da quei mini spoiler a lui tanto cari.


"Gli occhi gli si strabuzzarono, si gonfiarono e quindi esplosero come acini d'uva in un forno a microonde".


Fantasia al potere quindi, che galoppa senza limiti non solo in riferimento all’astronave, a ciò che stava dentro e alle trasformazioni degli abitanti, ma anche sulle invenzioni che la presenza “aliena” consente di sviluppare. Quando infatti ti imbatti in distributori della coca-cola che attaccano e uccidono persone con una ferocia peggiore di quella umana, non puoi che levarti il cappello e pensare se lo spacciatore di papà Stephen sia ancora vivo ed eventualmente contattabile.

Le fasi finali poi sono a dir poco adrenaliniche, e queste si che le si leggono veramente tutte di un fiato, con la mutazione super avanzata, i tentativi di contenerla e la disperata lotta dei Tommyknockers per tenersi stretti quello che li ha creati.


"L'auricolare era nell'orecchio sinistro. da quello destro sgorgò all'improvviso uno schizzo di liquido denso e verdastro. Sembrava zuppa d'avena radioattiva".


Visto l’andazzo della faccenda, il finale non te lo aspetti così, ma lo gradisci, a conclusione di una lettura che, lo ripeto ancora una volta, potrebbe risultare ostica se presa in un momento sbagliato, ma che se le si concede il tempo che chiede non vi farà comunque pentire di averla conclusa.

Non sarà quindi il suo migliore, ma ce ne fossero di libri non migliori come questo.

Qui il libro

Buona lettura,




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