Waxwork – Benvenuti Al Museo Delle Cere



Regia: Anthony Hickox

Ieri sera ero alle prese con la recensione del prossimo film, quando mi è venuto a trovare lo Spirito degli Anni ’80. Mi ha portato un Fruits&Fruits (alzi la mano chi se lo ricorda) dall’aspro e freddo sapore di Nostalgia.

«Come mai, questo regalo?» gli ho chiesto mentre me lo sorbivo con gusto.

«Madeleine. Sai, prima di essere il vostro dolce ricordo di voi quasi quarantenni con le serie tipo Stranger Things o il revival dei fuseaux…»

«Ora si chiamano leggings.» Precisai. 

«Appunto; dicevo che durante i miei dieci anni sono stato un serbatoio di madeleine per i trentenni di allora. Nostalgia canaglia a go-go: Porky’s, Ritorno al futuro, o anche quella seduta di gruppo collettivo de Il Grande Freddo: tutti ambientati negli anni ’50, tutti elegiaci. Quindi, lascia che ti suggerisca il tema della prossima recensione: la nostalgia dell’horror che fu. Mi fido di te.»

«Ok. Conosco giusto un film: Waxwork. Ora posso avere un altro ghiacciolo?»

«Temo di no; altrimenti che madeleine sarebbe?»
 
    

Waxwork, è proprio questo: una professione di fede a tutto il cinema dell’Orrore che fu. 

Partiamo dalla trama. Nel prologo (anta anni prima, appunto) un ladro misterioso massacra il padrone di una villa e ruba quelli che sembrano gioielli. Ad oggi, in una sonnolenta cittadina americana, si sta per inaugurare un insolito museo delle cere e due amiche - la coppia virginale e scafata - ricevono l’invito dal luciferino proprietario (David Warner, mellifluo e diabolico) per l’inaugurazione a mezzanotte con l’invito a portare anche degli amici, ma non più di quattro…

«Mezzanotte. Orario interessante: dopocena e prima di colazione.» 

È la sgallettata risposta della scafata. La sera stessa, in compagnia degli amici andranno all’inaugurazione e faranno due spiacevoli scoperte: la prima è che i tableaux, benché affascinanti, sono tutti a tema macabro. E poi, a guardarli da vicino, si finisce catapultati nell’universo del mostro raffigurato, da cui uscire è molto difficile. Se soccombi diventi parte integrante de tableaux delle cere.

E questo è solo il primo passo: una volta che tutte le scene saranno riempite… 

Il film azzecca il ritmo sostenuto, gli effetti speciali, il sangue con qualche bel momento splatter e un buon make-up del tempo che fu. Non manca la componente morbosa: la virginale Sarah ha gusti masochistici e sarà attratta dal tableax del Marchese De Sade che troverà pelle per la sua frusta…O viceversa.

Atto di fede, si diceva: Waxwork attraversa infatti tutte le epoche del cinema del passato, abbracciando tutto, omaggiando tutti i grandi Maestri dal bianco e nero ai Grandi Mostri e oltre. Poi, il fatto stesso che il film si svolga in un museo delle cere sembra ricordare l’origine dell’horror stesso prima dell’avvento del cinema e il Grand Guignol teatrale. 

Da assaporare in tutti i suoi sapori.

Curiosità: il regista Tony Hickox interpreta un piccolo ruolo alla corte di De Sade. Ed è figlio di Douglas Hickox, regista di Oscar Insanguinato. Esiste anche un seguito Waxwork 2, diretto sempre da Tony con quasi lo stesso cast; purtroppo, una madeleine lasciata in frigo perde sapore.

Buona visione,

Enriorso

Trailer
 

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