Il Grande Lebowski


Regia: Fratelli Coen

Il Grande Lebowski, un film dei fratelli Coen dalla fama indiscussa, conosciuto dai più eppure visto e compreso solo da pochi. Si tratta di uno degli ultimi prodotti cinematografici del secolo scorso, essendo il film uscito nel 1998.

La pellicola riporta una storia ambientata nella California meridionale, prevalentemente a Los Angeles nei primi anni ’90, nel periodo del conflitto con Saddam e l’Iraq, per citare il film, o meglio la sua voce narrante che si mescola armoniosamente con le scene e serpeggia lungo la durata di tutta l’opera con estrema precisione e piacevolezza.

Per altro la voce narrante cambia livello, mostrandosi dapprima come esterna, per poi invece rivelarsi essere proveniente da un personaggio interno alla vicenda eppure non coinvolto fisicamente nei suoi avvenimenti, ma solo emotivamente, tant'è che mostra in più di un’occasione una simpatia spassionata per il protagonista, il Drugo.

                        

La storia è incentrata su un trio di uomini, tra di loro amici da lungo tempo, appassionati di bowling, la cui semplicità e comunità è assolutamente evidente. Il trio è gerarchicamente scandito, seppur tacitamente, e non lo è solo in termini di mera trama, ma soprattutto umanamente; l’elemento in risalto è senza dubbio Jeffrey Lebowski, detto il Drugo o The Dude, seguito da Walter Sobchak e poi da Theodor Donald Kerabatsos, detto Donny.


I tre personaggi sono soggetti medi della società americana degli anni novanta, ognuno per un verso proprio: il Drugo si presenta come un uomo senza pretese, particolarmente pigro e dall'ironia sagace, razionale e semplice, trasandato ma non inconsapevole con una cultura tipica dei colti autodidatti (mostrata ad esempio con una citazione, seppur incompleta, di Lenin ed evidenti richiami a svariati temi della controcultura degli anni ’70, periodo a cui il Drugo sembra legato indissolubilmente), tendenzialmente questo personaggio si deve considerare come vocato naturalmente allo stile di vita che conduce, pur nascondendo dentro di sé capacità notevolmente superiori a quelle da lui sfruttate nella vita quotidiana. 

Walter è un uomo traumatizzato dalla guerra del Vietnam, a cui fa riferimento in modo sistematico e talvolta senza alcuna coerenza rispetto al discorso sostenuto dal trio, tant'è che Drugo, in una scena del film, accusa Walter di parlarsi addosso. Questo personaggio è caratterizzato da irrazionalità e impulsività, è particolarmente testardo, rigido e come il suo amico vive nel passato ma in modo estremamente più morboso, facendosi ossessione anche della propria ex moglie, Cinzia, per cui aveva cessato di essere cattolico per divenire ebreo e per cui continuava a fare favori. Walter mostra una tendenza alla cultura e ai ragionamenti filosofici, tirando in ballo più o meno riferimenti a testi o a questioni intellettuali, con un approccio ben più polemico rispetto a Lebowski.

Donny è un personaggio quasi esclusivamente secondario, è caratterizzato da una semplicità intellettuale oltre che di modi, manifesta scarsa cultura e particolare inconsapevolezza, perde spesso il filo del discorso e non si cura di esporre opinioni di alcunché, in poche parole si propone come un personaggio passivo, ma in grado di essere un buon amico.


Le caratteristiche intellettuali e psicologiche dei personaggi generano, nei dialoghi da loro e tra loro intrapresi, di essere del tutto naturali: ogni dialogo presente nel Grande Lebowski inserito nel contesto del trio è lo specchio dei dialoghi interpersonali reali, spesso confusi, spesso non coerenti, talvolta i soggetti parlanti si curano di dettagli diversi o finiscono addirittura a parlare di questioni diverse, generando reazioni più o meno giustificabili e le cui “giustificazioni” appartengono alla sfera personale e individuale di idea di ragione e torto, spesso si vedono i protagonisti arrabbiarsi o spazientirsi tra loro, per poi chiedere scusa o chiarire le incomprensioni create.

Oltre che ai rapporti dialogici si presenta anche un’ulteriore manifesto delle relazioni tra uomini: la forza emotiva e mediatica dei soggetti dialoganti. Il soggetto più lucido e influente è Drugo, il quale si vede anche consapevole di questo fatto anche sottolineando più volte che Walter è un cazzone; per altro Walter è anche chi dà più retta al Drugo, alcune volte alterandosi ma finendo per commiserarsi e mortificarsi alla fine del discorso.

Il monopolio delle conversazioni passano evidentemente nelle mani di Drugo e Walter mentre Donny, spesso non coinvolto, fa domande a vuoto e non rilevanti, tendenzialmente viene ignorato o zittito. Il film fa caricatura e parodia dei dialoghi, esasperando gli aspetti meno naturali di un discorso, e proprio per questo ne sottolinea la realtà effettiva.


In questo contesto statico e ripetitivo, caratterizzato da una disarmante ma apprezzabile, amabile e piacevole vita quotidiana, per via di numerosi fraintendimenti si inserisce una vicenda definita quanto di più stupefacente si possa vedere all'inizio del film dalla voce narrante. 

Di fatti il film propone una trama intrecciata e quasi surreale rispetto ai temi proposti all'inizio, presentando anche una schiera di soggetti umani dalla caratteristiche più che verosimili ma mai banali o prevedibili.

Il film è un incontro tra una rappresentazione comico-realista e un romanzo, generando una storia comprensibile, piacevole, dilettevole e che concede all'osservatore una discreta capacità di immedesimazione.

I personaggi, dal primo all'ultimo, mostrano incoerenze e debolezze, parlando di un fatto o il suo contrario, non necessariamente però il soggetto che mostra tali caratteristiche ha problemi di identità, infatti la realtà composita dell’essere umano non va interpretata come una mancanza di identità ma come una sua inequivocabile prova.

La pellicola fornisce spunti di riflessione su questioni di livello basso e allo stesso tempo di livello altissimo, anche talvolta provocatorie (ad esempio nel breve confronto che Walter fa tra il nichilismo, definito la peggiore dottrina filosofica, e il nazionalsocialismo legittimando quest’ ultima in quanto se non altro alla base aveva l’ethos).

Il finale è semplice e lineare, non risolve ogni nodo intrecciato nel corso della pellicola ma è rassicurante, non è né aperto né chiuso, si può dire socchiuso nonostante qualche sorpresa.

Buona visione,


Trailer






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