Lacci: La Recensione del Libro



Autore: Domenico Starnone

Ci si nasconde tanto, troppo, da chi ci sta accanto perché trovare le parole giuste, meno dolorose e veritiere è talvolta impossibile e soprattutto da noi stessi perché siamo i primi a non capire, a non mettere a fuoco la ragione profonda e a non tener le redini delle nostre emozioni.

In questo turbine di parole non dette si ruota su stessi avvolti da illusioni, tensioni, rabbia e frustrazione, una nebbia offusca le vite che ci circondano, manda in pezzi certezze, progetti e consapevolezze. Accorgersi che il proprio marito ha occhi per un'altra donna, vederlo chiudersi la porta di casa alle spalle, abbandonare i figli, saperlo tra le braccia di un'altra, più giovane, fresca e nuova mette in ginocchio ciò che si credeva di noi stessi. Pensare che per essere felici ci si debba sempre rinnovare, emozionare attraverso nuovi stimoli distruggendo il passato per creare nuove giornate, percorrere nuove strade e non vedere che è dentro di sé che i cocci devono essere assemblati è ciò che accade sempre più spesso.

Ma quando tutto il nuovo diviene obsoleto cosa accade? Quando le pareti di una famiglia crollano sui componenti abbandonati e la polvere si deposita, cosa resta di quelle anime?

Lasciare qualcuno non è solo privarlo di una quotidianità e di quell'amore, è anche sgretolare sicurezze, è scavare una buca nei loro cuori per colmarla di odio, paure, complessi e futuri disordinati.


"Se tu te ne sei scordato, egregio signore, te lo ricordo io: sono tua moglie". 

Si apre così questa lettura, suddivisa in tre sezioni: una destinata alla disperazione di Vanda che, attraverso lettere destinate al marito, urla il proprio dolore e incapacità di credere che tutto possa ancora avere un senso, la paura di non poter dare un futuro ai figli, la delusione nei confronti di sé stessa per non essere stata sufficientemente donna e moglie; la seconda sezione è dedicata alla difficoltà comunicativa di Aldo nei confronti della propria famiglia, di sé stesso, un combattimento interiore composto da apparente indifferenza e un passato difficile che lo porta a vagabondare tra il desiderio di novità e ciò che della sua famiglia non è riuscito a vedere con chiarezza; la terza parte è dedicata ai figli Sandro e Anna che a lungo hanno lottato silenziosamente contro sensi di colpa, contro le regole di una madre che ha perso la bussola del proprio io, alla ricerca di affetto e di un papà da abbracciare, ma sfuggente.

Tre esami di coscienza, tre realtà che finalmente scelgono di smettere di scappare ma di leggersi dentro con un'onestà emotiva e intellettuale disarmante. Mi sembra di vederli finalmente seduti, ciascuno ad un tavolo, tremanti, stremati, pronti a parlare di sé, ad estrapolare ogni pensiero, dubbio, paura, smarrimento e soprattutto disarmati.

Una storia di abbandono, tradimenti e ritorni che, a distanza di decenni e nonostante l'apparente disinvoltura, non è stata dimenticata perché un amore può finire, certo, cambiamo noi, cambiano gli altri, tutti siamo in costante evoluzione, ma ci sono ripercussioni che una vita intera non cancella, quelle sui figli, sull'anima, che segnano la crescita, il proprio rapporto con l'amore, con la procreazione e poi quei gesti... ai quali ci si aggrappa follemente per convincersi che qualcosa di buono in fondo c'è stato e che un pò di bene qualcuno ce l'ha voluto.

Qui il libro

Buona lettura,


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