Candyman (2021): La Recensione del Film



Regia: Nia DaCosta

Se c’è un film che ho sempre trovato sottovalutato e meno considerato di quel che si meritava, quello è senza dubbio il Candyman del 1992.

Ispirato al racconto The Forbidden di Clive Barker, era riuscito a creare un’atmosfera davvero unica, dando origine ad un personaggio carismatico e fascinoso, grazie anche al grandissimo Tony Todd. Sull’onda del successo erano stati realizzati due sequel, il primo tutto sommato sufficiente ed il secondo decisamente deludente.

A questo punto, con buona pace di tutti, altri sequel erano stati scongiurati, per non intaccare ulteriormente un classicone indimenticabile…e fino a qualche anno fa eravamo riusciti a mantenerci al sicuro. Poi, tra il 2019 e il 2020, un Jordan Peele fresco di grandi e meritati successi (Get Out e Us) decide che è arrivato il momento di mettere lo zampino sul marchio Candyman e scrive la sceneggiatura di questo nuovo film, affidandone la regia alla quasi esordiente Nia DaCosta, giovane regista con alle spalle solo quel Little Woods che non conosco.


Accidenti a voi mi verrebbe da dire.

La pellicola infatti fa acqua da tutte le parti, confermando tutti i dubbi che avevo al principio e classificandosi all’ultimo posto dei 4 Candyman (si anche del terzo sequel che pure era già brutto).

Brevemente la trama. Si parte dal finale del film del 1992 e troviamo Anthony McCoy, un artista che per risollevare la sua carriera, dà vita ad una mostra incentrata sulla leggenda di Candyman. Quando le prime persone cominceranno ad evocare allo specchio la figura leggendaria, inizieranno i problemi.

E purtroppo cominciano i problemi anche per il film.


D’accordo che la questione razziale è un tema che tocca molto da vicino l’universo Candyman, però francamente qui si esagera e probabilmente il tocco di Peele è determinante. Non scordiamoci che dovremmo comunque trovarci di fronte ad un horror-thriller con alcune sfumature rivolte a questa tematica, ma la sensazione è che in questo lavoro sia l’esatto opposto. La parte orrorifica e splatter, che quando il cattivo è un uomo dotato di mano uncinata francamente te la aspetti preponderante, è infatti quasi inesistente, benchè l’atmosfera creata sia nel complesso sufficiente.

Il coinvolgimento dello spettatore è traballante, lasciando spazio a diversi sbadigli, e fa da pari con una confusione sia a livello di immagini (poco chiare in molti frangenti), che di trama (a volte contorta). Oltretutto la figura di Candyman, vero valore aggiunto del film del ’92, qui non viene per nulla risaltata ed il suo fascino non si vede quasi per nulla, non solo perché già lo conosciamo, ma proprio perché la resa non è stata all’altezza. Vien da sé quindi che se la figura che dà il titolo alla pellicola risulti così deficitaria, il giudizio complessivo non potrà essere soddisfacente.


L’evocazione fatta attraverso lo specchietto dell’auto della polizia è poi alquanto ridicola e mi permette di citare anche il tentativo di piazzare lì una critica al sistema delle forze dell’ordine, che però finisce poi anch’essa nel calderone della questione razziale.

Salvo unicamente l’ottima prestazione di Yahya Abdul-Maten II e la comparsa di un Tony Todd che fa sempre la sua sporca figura, ma nel complesso il film è un pasticcio che si colloca in compagnia dei vari e molto sfortunati esponenti dei titoli costruiti secondo lo schema xyx-man (e tra cui figurano delusioni del calibro di Bye Bye Man, Midnight Man, Slender Man).

Giudizio complessivo: 4.5

Infelice visione,



Trailer



Lasciate un commento, oh voi che leggete...
Per non perdervi neanche una recensione, seguiteci qui 😉:

     

Nessun commento:

Posta un commento