Ballata Macabra: Recensione Del Film




Regia: Dan Curtis

Se dico: una famiglia si trasferisce in una dimora nuova e tutti sclerano? La risposta è Shining, ma è sbagliata. Light Burn, fuochino.

E se sclerano perché la casa è maledetta con le finestre che…no, non ridono  ma sembrano degli occhi e quindi…Amityville? Nì, Mild Burn, fuocherello.

Ma se volevi scottarvi è Burnt Offerings un titolo bifronte: offerta immobiliare da una parte, offerta scottante (o votiva) dall’altra. Un annuncio così da noi a significa un pollaio con vista mer(da), oppure una nuda proprietà con nonna Abelarda che vi seppellirà.

Al cinema invece è Ballata Macabra, ed approda sugli schermi nel 1976. Quindi, sia lo zio Steve che Amityville hanno preso appunti per i loro lavori futuri. Nel caso di King però il quid pluris al cinema gliel’ha dato Kubrick servendogli il ghigno di Jack Nicholson ma siccome so come la pensa lo zio sull’argomento, passo oltre fischiettando.

La famiglia Rolf, composta da Ben (Oliver Reed), Marian (la dea Karen Black) e il pargolo David si trasferiscono in una vecchia villa che i vecchi proprietari danno per un prezzo irrisorio e una semplice condizione: dovranno badare alla loro vecchia madre che vive nella soffitta, preparandole i pasti e lasciandoglieli davanti alla porta. Una gabola da poco, dove devo firmare?

Ed ecco che col passare del tempo la famiglia comincia a cambiare: il padre diventa violento, la madre si chiude in strane paranoie sull’anziana che vive in soffitta, mentre strane apparizioni di un becchino ghignante tormentano Ben…
 

Il canovaccio è servito. Nel ’76 le case infestate avevano fatto il loro tempo, erano agee, ma per Dan Curtis (e il film) è la parola chiave. Il regista fresco di Trilogia del Terrore assieme al fido William F. Nolan adattano il romanzo di Robert Marasco Offerte Sacrificali, che non ho letto, ma che apprendo essere molto lento nel ritmo, del tipo che rimpiangi D’Annunzio e le sette pagine di descrizione delle tende, ma lo spirito del film è proprio questo; una ballata in senso cronachistico, la storia della brutta china che prende una famiglia intrappolata in una casa che succhia le loro energie. E l’atmosfera polverose e decadente e quello che la storia chiede.

Curtis non è un virtuoso del ritmo, ma il film lo si apprezza per questo, nel suo incedere lento, – quasi due ore di film - nel suo essere opaco come le giornate trascorse nella casa palladiana (vera villa a Oakland, California) con l’attesa che logora lo spettatore quasi quanto i Rolf. Oliver Reed recita un pater familias ombroso, che con un pizzico di autobiografia – gli piaceva trincare – avrebbe avuto una sfumatura in più, anche se non rincorre suo figlio con l’ascia e il ghigno sadico. Probabilmente era troppo impegnato a detestarsi con Bette Davis, che interpreta la zia Beth.

Il vero fulcro però è l’altro corno della coppia, Karen Black, che abbiamo già ammirato nella trilogia di cui sopra e che qua usa una tavolozza dimessa da moglie trasognata/ossessionata dalla vecchia padrona di casa e dimostra il suo camaleontismo spaventoso nel finale, aggiungendo un altro volto del terrore al suo curriculum, a pure un riconoscimento al Sitges Festival del 1977, come migliore attrice protagonista.

Per alcuni, Ballata Macabra potrà essere una sonora rottura di palle, per chi invece ha voglia di farsele lisciare dalla famiglia Rolf non gli resta che andare su Prime. Ma con una birretta fresca in mano.

Buona visione

Enriorso

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