La Mossa dell’Assassino: Recensione del Libro



Autore: Angela Marsons


Con La Mossa dell’Assassino (meglio conosciuto come Child's Play), Angela Marsons dimostra come la detective Kim Stone non ha alcuna intenzione di appendere il distintivo al chiodo, sebbene qui la ritroviamo alla sua dodicesima fatica.

In realtà la scrittrice di Brierley Hill ne ha già pubblicati altri 8, che presumibilmente arriveranno qui da noi nei prossimi 4/5 anni, ma si narra che voglia tentare di battere il guinnes dei primati arrivando ad almeno 100 libri con gli stessi protagonisti, salvo morti giunte lungo il tragitto (vi avverto, io mi fermerò alla recensione numero 50 altrimenti poi non saprei più che cazz scrivere).

Dopo aver letto e recensito La Memoria dei Morti ad inizio anno, un ritorno in quella confort zone che sai già che ti coccolerà per qualche settimana era dovuto, e anche in questo caso a fine lettura te ne esci soddisfatto e pronto ad affrontare la successiva avventura.

Brevemente la trama. Kim e la squadra si ritrovano ad indagare sulla morte di una donna trovata senza vita legata ad un’altalena. Ben presto l’omicidio si ricollegherà a storie riguardanti bambini dal QI superiore alla media, e i delitti non si fermeranno.


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Quando ti trovi così profondamente immerso all’interno di una serie, la trama diventa fondamentale per poter valutare un romanzo, dal momento che tutto ciò che riguarda lo stile narrativo resta pressoché invariato. E qui abbiamo uno step in più, legato alla doppia “indagine” che la squadra deve affrontare, visto l’impegno di Penn chiamato a mettere fine ad un suo vecchio processo. Per tutta la durata del libro, abbiamo quindi una sorta di ping pong tra le due vicende, anche se lo spazio dedicato a Kim, Bryant e Stacy è decisamente superiore e, se vogliamo dirla tutta, la vicenda legata a Penn si conclude pure in maniera un po’ troppo frettolosa per i miei gusti.

Oltre allo stile, restano chiaramente immutati anche i personaggi principali, che ormai abbiamo imparato a conoscere in quasi tutte le loro sfaccettature. In tutto ciò, ho apprezzato molto l’inserimento della nuova arrivata, grazie ad un carattere che potrebbe creare un bell’ambiente frizzante qualora venisse confermata nei prossimi capitoli. Niente da segnale invece sugli altri, apparte il dettaglio finale sui progressi della relazione di Stacey.

In mezzo ad una storia che scorre via rapida senza troppe riflessioni e descrizioni, come ormai siamo abituati, spicca il tentativo di approfondire le storie di questi bambini speciali e di come possa essere gestita la loro esistenze sia da parte loro che da parte della famiglia. L’argomento sarebbe piuttosto interessante in effetti, ma per esigenze di copione (ormai la Marsons sa benissimo cosa il fedele lettore si aspetta dalle pagine) viene giusto abbozzato per dar modo di risolvere la faccenda.

Missione compiuta quindi, e appuntamento al prossimo caso.

Buona lettura,




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