Vampyros Lesbos: La Recensione del Film



Regia: Jesus Franco

La parola d’ordine è “libertà.”

Se poi ti chiami Jesus Franco, sei nato in Spagna e sembri un buffo mangaka, la libertà è la tua Musa per eccellenza. Quella Musa a cui ti piace sempre aggiungere una “S” e incarnarla in un bel paio di attrici feticcio: Soledad Miranda prima e Lina Romay dopo, specchiandole, sovrapponendole, zoomandole, sguazzando beato in tutte le derive del cinema dalla B alla Zeta. Tutto in nome della libertà, a volte con discreti budget, ma spesso con due pesos.

Orson Welles questo l’aveva capito, tanto da farti fare la seconda unità del suo Falstaff. La tua filmografia è sterminata, mutevole e fatta di film montanti e rimontati come giocattoli per i vari mercati esteri. C’è che dice che in fondo, hai sempre girato lo stesso film per tutta la tua carriera.

Eppure, se vogliamo capire qualcosa di te, caro Tio Jess, dobbiamo prendere come campione questo Vampyros Lesbos aka Las Vampiras, aka, un’altra mezza dozzina di titoli. Una pellicola perfetta per questo sabato di fine luglio, a chiusura di rubrica prima delle ferie. Un film solare, pieno di luce, ipnotico, onirico… e che parla di vampiri.


A Istanbul – sentite la brezza marina? – l’agente immobiliare Linda è in cura da uno psicanalista in quanto sogna regolarmente una bella bruna; la vedrà poi in un night club dove si esibisce in un numero erotico con un manichino. Linda però si reca su un’isola sul Bosforo per trattare un passaggio di proprietà con la contessa Nadine Carody che è ovviamente la donna del sogno. Questa la vampirizzerà. Al suo risveglio si ritroverà nella clinica del Dottor Seward dov’è rinchiusa anche un’altra donna, Agra, anche lei entrata in contatto con Nadine. Qui Linda sarà in cura per liberarsi del potere della vampira, ma lascio il resto della trama alla curiosità dello spettatore.


Franco prende il Dracula di Stoker e lo rilegge al femminile, in pieno sole, en plen air, con trent’anni di anticipo sui vampiri Swarovsky di Twilight. Se ne frega delle regole del genere e anche di certe logiche, per seguire il suo filo, quello più onirico; e ci costruisce su un film languido ed estivo, riservandosi la parte del lugubre albergatore Mehmet, che gli calza a pennello. La vampira ha le fattezze di Soledad Miranda, bellissima, mediterranea, con quello sguardo così notturno e malinconico insieme, da lemure mi viene da definirlo, e la sua chioma infinita. Soledad è il film.


E’ ipnotica come la colonna sonora, composta da Franco stesso e diventata presto un cult (persino Mr. Q. Tarantino ne ha inserito un brano nel suo Jackie Brown). Seducente come il suo personaggio; iconica, come quando dorme il sonno dei non morti nella piscina, o fa la seduta d’analisi col suo servitore muto Morpho, rievocando le violenze subite dal conte Dracula e la sua eredità vampiresca. Eterea, nella sequenza del numero da tabarin col manichino. Una falena di donna per questa terra; infatti un incidente d’auto la porterà via il 18 agosto 1970 sulla Costa del Sol, in Portogallo, lasciandoci come Nadine e Linda: non è finita, tornerai un giorno…

L’edizione cambia da paese a paese, da noi è arrivato in DVD sottotitolato, il che è un bene. Si può gustare di più l’esperienza sensoriale: è come fare una pennichella erotica di un giorno di mezza estate. Guardare per credere.

Buone ferie e buona visione.


Trailer




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