Scare Campaign


Regia: Cameron Cairnes, Colin Cairnes

Un gioco che gioca tutto sull’essere quello che non è, ribaltando continuamente la situazione e non dando riferimenti fissi ad uno spettatore che verrà sballottato più volte senza manco rendersene conto, restando anch’esso vittima del metodo Scare Campaign.

Ciò che viene in mente subito leggendo queste poche righe introduttive è la possibilità che alla fine si risolva tutto in un gran casino senza capo né coda ed invece i due registi son riusciti a creare una storia piuttosto originale ed intrigante senza cadere in buchi di sceneggiatura che, in più di un’occasione, avrebbero potuto prendere il sopravvento.

Ma partiamo dall’inizio.

Cominciamo col dire che io ho sempre adorato tutto ciò che riguarda candid, scherzoni e robba simile, per cui il tema centrale del film non può che essere stato di mio gradimento, a partire dalle camere fisse iniziali in puro stile Paranormal Activity (da cui poi si sono sviluppate tonnellate di altre pellicole più o meno riuscite).

L’ambientazione iniziale mi ha ricordato molto quella vista in Autopsy e il primo scherzo mi ha divertito molto, soprattutto per le reazioni del povero tizio preso in mezzo, al posto del quale io avrei sparato ad entrambe immediatamente senza manco pensarci più di 2 secondi.

Perfino i titoli di testa li ho trovati molto azzeccati, così come vincente appariva la scelta di indirizzare la vicenda lungo uno spirito cazzarone e poco serio, che ben si sarebbe integrato con il resto della vicenda.


Dopo tutte queste premesse appare quindi chiaro che il presobenismo comincia a farsi strada nella testa di chi sta guardando (almeno questo è quello che è successo nel mio caso), anche se il timore che tutto possa svoltare in un’emerita minchiata un po’ c’è.

Cosa ci troveremo quindi di fronte? 

Per quanto mi riguarda, posso affermare che Scare Campaign non figurerà mai tra i candidati all’Oscar o a qualsiasi altro premio, ma non sarà avvicinato neppure a nefandezze del calibro di The Room o altre perle tipo La Croce Dalle Sette Pietre. Anzi, saranno più gli aspetti positivi a prevalere alla fine.

Ho trovato infatti particolarmente interessante il come si riesca a passare nel giro di poco da prede a predatori, grazie anche ad alcune scene di “caccia”piuttosto convincenti, senza troppe forzature. 


E poi ecco il primo colpo di scena, francamente inaspettato, seguito dopo poco dall’altro colpo di scena, ancora meno atteso del precedente se vogliamo, con l’introduzione degli uomini mascherati che contribuiscono ad aumentare vistosamente il tasso splatter della faccenda, grazie ad effettacci niente male.


Ma proprio in questa fase della vicenda si iniziano ad avvertire alcuni primi sintomi di decadimento, con alcune sequenze un po’ troppo telefonate e poco spontanee che fanno perdere mordente alla pellicola, che non viene in questo caso aiutata né da attori particolarmente in forma, né tanto più da doppiatori apprezzabili (in effetti raramente vedo film doppiati, ma in questo caso mi è capitato così, pazienza!).

Ma quando ci si iniziava ad interrogare se il film meritasse o meno la sufficienza, ecco l’ultimo colpo di scena, che forse lascia presagire che sentiremo ancora parlare di Scare Campaign e che salva in corner capra e cavoli.

Considerando poi la breve durata e l’assenza di momenti in cui la noia la fa da padrone, nel complesso non ci si può lamentare.

Giudizio complessivo: 7.3

Enjoy,





Trailer



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